Sardegna zona arancione per infortuni: sicurezza sul lavoro, obbligo o opportunità?
- Redazione

- 13 minuti fa
- Tempo di lettura: 5 min
Il contesto della sicurezza sul lavoro in Sardegna
In Sardegna, la sicurezza sul lavoro è ancora una questione irrisolta. Nonostante l’impegno delle istituzioni e le numerose campagne di sensibilizzazione, la regione resta in zona arancione secondo l’ultimo report dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro Vega Engineering, pubblicato a ottobre 2025. Questo significa che l’isola presenta ancora un tasso medio-alto di mortalità sul lavoro, ben al di sopra della media nazionale.

LA SICUREZZA è UN VANTAGGIO COMPETITIVO
Le categorie più colpite? I numeri parlano chiaro: edilizia, agricoltura, trasporti e logistica si confermano i settori a maggiore incidenza di infortuni gravi o mortali. A farne le spese sono spesso lavoratori precari, con contratti brevi o formazione insufficiente, in contesti dove la prevenzione viene considerata un costo e non un investimento.
Eppure, proprio da qui potrebbe partire un cambio di paradigma. Perché non trasformare la sicurezza sul lavoro in Sardegna in un vero asset competitivo?
La 75ª Giornata nazionale per le vittime degli incidenti sul lavoro
Il prossimo 28 ottobre si celebra in tutta Italia la 75ª Giornata nazionale per le vittime degli incidenti sul lavoro, istituita per ricordare chi ha perso la vita durante la propria attività professionale. Una giornata che in Sardegna assume un significato ancora più profondo, considerando la drammatica frequenza con cui si verificano tragedie in ambito lavorativo.
L’iniziativa è promossa da ANMIL (Associazione Nazionale fra Lavoratori Mutilati e Invalidi del Lavoro) e punta i riflettori sulla necessità di migliorare le condizioni di sicurezza in ogni settore, a partire dalle piccole imprese. L’evento si terrà anche quest’anno in diverse piazze sarde, con testimonianze dirette di familiari, lavoratori sopravvissuti a incidenti e rappresentanti delle istituzioni.
Ma l’obiettivo non è solo commemorativo: è una chiamata all’azione rivolta soprattutto agli imprenditori.
Perché molte PMI ancora faticano a fare della sicurezza sul lavoro in Sardegna una priorità
Molte piccole e medie imprese della Sardegna considerano ancora la sicurezza un obbligo burocratico, un insieme di spese da contenere o da rimandare. La cultura della prevenzione fatica a imporsi, spesso per pregiudizi culturali o per mancanza di risorse. C’è l’idea, ancora diffusa, che si tratti di un onere imposto “dall’alto” e non di una leva strategica.
Il paradosso è evidente: mentre le grandi aziende usano le certificazioni e le pratiche di sicurezza come strumenti di reputazione, molte PMI locali restano ferme, rischiando non solo multe e sanzioni, ma soprattutto la vita dei propri dipendenti e la fiducia dei propri clienti.
La formazione è spesso scarsa, i dispositivi di protezione individuale non sempre aggiornati, le procedure di emergenza ignorate. E quando accade l’incidente, non ci sono alibi che tengano.
Trasformare la sicurezza in leva di marketing e reputazione
Molti imprenditori non riescono a comprendere come la sicurezza sul lavoro in Sardegna possa diventare una potentissima leva di marketing per accrescere la reputazione della propria azienda e la fiducia dei propri clienti. Eppure, i dati dimostrano che i consumatori moderni — soprattutto in ambito B2B — valutano anche i valori etici e la trasparenza di un’impresa, prima di sceglierla come partner.
Una PMI che investe in sicurezza, che lo comunica in modo chiaro, che certifica i propri ambienti e forma il personale, trasmette fiducia, affidabilità, rispetto per il capitale umano. Tutto questo si traduce in valore percepito, in preferenza del brand, in vantaggi competitivi concreti.
Sicurezza non è solo casco e cintura. È brand positioning.
Strategie pratiche per le PMI sarde per migliorare la sicurezza
Non servono investimenti miliardari per migliorare la sicurezza. Serve una visione, un metodo, un piano.
Prima di tutto, occorre formare in modo costante i propri lavoratori. Non basta il corso iniziale obbligatorio. La formazione va aggiornata, coinvolgente, specifica per il contesto lavorativo locale.
Poi, serve una cultura aziendale in cui ogni dipendente si senta parte attiva del processo di prevenzione. I controlli, le check-list, le simulazioni di emergenza non devono essere viste come perdite di tempo, ma come strumenti di protezione collettiva.
Infine, è utile nominare un responsabile interno (o esterno) che tenga viva l’attenzione sul tema, segua gli aggiornamenti normativi, coordini la comunicazione e le azioni correttive.
Il ruolo delle istituzioni e degli stakeholder in Sardegna
La Regione Sardegna, l’INAIL, l’Ispettorato del lavoro, l’ANMIL, ma anche enti locali, ordini professionali e associazioni di categoria stanno moltiplicando le azioni per sensibilizzare le imprese. Incentivi economici, bandi per la sicurezza, premi per le aziende virtuose sono sempre più presenti, ma troppo spesso poco conosciuti o sottoutilizzati.
Il recente studio di Vega Engineering ha inoltre fornito una mappa dettagliata dei territori più esposti al rischio, creando una base dati importante per programmare interventi mirati. Ma il cambiamento deve partire anche dalle aziende, che devono cogliere l’occasione di emergere proprio grazie al loro impegno sulla sicurezza.
Case‑study e best practice locali
In Gallura, una piccola azienda edile ha recentemente adottato un sistema integrato di gestione della sicurezza, certificandosi ISO 45001. Il risultato? Un aumento del 20% nei punteggi delle gare pubbliche, e un cliente tedesco che ha scelto l’impresa proprio per l’attenzione dimostrata verso i lavoratori.
A Oristano, una cooperativa agricola ha trasformato le ispezioni dell’INAIL in una opportunità formativa, aprendo le porte a workshop per i dipendenti e ottenendo finanziamenti per l’aggiornamento delle macchine.
Storie come queste dimostrano che anche le PMI possono fare la differenza, diventando un modello per il territorio.
Le ricadute sul business: costi evitati, fiducia guadagnata, valore aziendale
Investire nella sicurezza sul lavoro in Sardegna non è solo una questione morale. È economicamente vantaggioso.
Un infortunio può costare all’azienda decine di migliaia di euro, tra sanzioni, interruzione delle attività, danni d’immagine, aumento dei premi assicurativi. Ma una politica attiva di prevenzione può ridurre drasticamente questi rischi.
In più, una buona reputazione in tema di sicurezza apre nuove opportunità: accesso a gare d’appalto, possibilità di certificazioni di qualità, rapporti più solidi con clienti e fornitori. E ancora: maggiore fidelizzazione dei dipendenti, minore turnover, clima aziendale migliore.
Sicurezza fa rima con successo.
Le sfide specifiche nella Sardegna isolana e come superarle
La condizione geografica dell’isola pone alcuni ostacoli specifici: mancanza di formatori specializzati, difficoltà logistiche, ritardi nei controlli, carenza di cultura della sicurezza soprattutto nelle aree rurali.
Ma le soluzioni esistono. La digitalizzazione permette oggi di formare online, aggiornarsi con webinar, condividere best practice tra imprese. Le associazioni di categoria possono fare rete per portare esperti sul territorio, mentre i bandi regionali possono essere semplificati per aumentare l’adesione.
Serve una visione coraggiosa e collettiva, dove l’impresa non è lasciata sola ma guidata verso l’eccellenza.
Conclusione e call to action per l’imprenditore sardo
La sicurezza sul lavoro in Sardegna non è più un optional. È una necessità morale, un obbligo legale, ma soprattutto una grande opportunità strategica per ogni imprenditore che voglia distinguersi, crescere, prosperare in un mercato sempre più attento alla qualità.
Il cambiamento parte oggi. Dalla tua azienda.
Definisci un piano, forma il tuo personale, coinvolgi i tuoi collaboratori, comunica con orgoglio il tuo impegno. Trasforma la sicurezza in uno strumento di marketing autentico.
E ricordati: una reputazione costruita sul rispetto della vita umana è il miglior investimento che tu possa fare.
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