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Sicurezza lavoro in Sardegna: 29 aziende sanzionate in provincia di Nuoro, è allarme tra i piccoli imprenditori

Nel cuore della Sardegna, un’ispezione a tappeto ha messo in luce una realtà scomoda e pericolosa: il rispetto della sicurezza sul lavoro non è ancora una priorità per molte aziende locali. In particolare, la recente operazione condotta dai Carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Nuoro ha rivelato violazioni diffuse e sistematiche, che coinvolgono imprese di ogni dimensione ma colpiscono in modo particolare il tessuto dei piccoli imprenditori. Un segnale d’allarme che non può più essere ignorato.


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ISPEZIONI SICUREZZA LAVORO IN SARDEGNA


Chi ha condotto i controlli e dove sono avvenuti


L’operazione è stata coordinata dal Comando Provinciale dei Carabinieri di Nuoro e ha visto l’intervento mirato del Nucleo Ispettorato del Lavoro, con l’obiettivo di verificare il rispetto delle normative in materia di sicurezza e contrastare il lavoro nero. I controlli si sono concentrati su numerosi comuni della provincia di Nuoro, coprendo un’ampia fetta di territorio che riflette la varietà economica della regione: dal commercio alla ristorazione, fino all’edilizia.

L’ispezione non ha risparmiato nessun settore e ha toccato imprese sia rurali che cittadine, portando alla luce una situazione preoccupante che sembra accomunare gran parte del territorio sardo.


Numeri che fanno riflettere: 78 lavoratori controllati, 63 irregolari


Il dato più sconvolgente riguarda i 78 lavoratori controllati, tra cui 63 sono risultati irregolari. In altre parole, più del 80% delle persone presenti sui luoghi di lavoro non risultava pienamente in regola. Ancora più grave è la scoperta di 11 lavoratori completamente in nero, senza alcun tipo di contratto, tutele o garanzie.

Su 29 aziende ispezionate, tutte sono risultate inadempienti rispetto a uno o più aspetti della normativa sulla sicurezza o sull'impiego dei lavoratori. Non si tratta quindi di casi isolati o marginali, ma di un problema diffuso e strutturale, che mina le basi della legalità e della tutela della persona sul lavoro.


Le violazioni più comuni: una cultura del rischio che costa cara


Tra le violazioni rilevate, le più frequenti sono da manuale: mancata sorveglianza sanitaria, assenza di visite mediche obbligatorie, utilizzo di attrezzature pericolose non conformi alla normativa, impianti di videosorveglianza installati senza autorizzazione, mancanza del piano di montaggio ponteggi nei cantieri edili.

Violazioni che mettono seriamente a rischio la vita e la salute dei lavoratori, oltre a esporre i titolari delle aziende a sanzioni salatissime, sospensioni dell’attività e conseguenze giudiziarie. Non si tratta più solo di inadempienze formali: qui c’è in gioco la sicurezza delle persone e, di conseguenza, la sostenibilità delle stesse imprese.


Un caso emblematico: il bar con il “falso tirocinio”


Durante l’operazione, è emerso un caso simbolico che ha fatto discutere anche a livello regionale. Un bar aveva attivato un tirocinio extracurricolare attraverso un centro per l’impiego locale, utilizzandolo però per mascherare un impiego a tutti gli effetti. Il tirocinante, infatti, svolgeva mansioni di lavoro subordinato, con orari e compiti ben definiti, senza alcuna formazione o finalità educativa.

Questo stratagemma, purtroppo diffuso, ha portato a una sanzione immediata e alla segnalazione agli organi competenti. Il caso dimostra quanto sia facile tentare di aggirare le regole, ma anche quanto sottovalutare la legalità possa trasformarsi in un boomerang micidiale.


Sospensione attività e ammende da capogiro


Tra i provvedimenti più pesanti adottati durante i controlli spicca una sospensione immediata dell’attività lavorativa, che ha colpito un’impresa recidiva, già nota per precedenti irregolarità. In totale, le sanzioni amministrative ammontano a 56.800 euro, a cui si aggiungono 5.500 euro di contributi previdenziali recuperati.

Per un piccolo imprenditore sardo, questi importi rappresentano spesso la fine dell’attività. Senza contare il danno d’immagine e la perdita di fiducia da parte di clienti e collaboratori. Il messaggio è chiaro: oggi più che mai, chi non rispetta le regole rischia grosso.


L’edilizia, il commercio e la ristorazione: settori vulnerabili


I controlli hanno evidenziato come i settori più a rischio siano quelli già noti per la loro fragilità: edilizia, commercio e ristorazione. In questi ambiti, le pressioni economiche, la stagionalità e la mancanza di formazione spingono molti imprenditori ad adottare scorciatoie per ridurre i costi.

Ma la realtà dimostra che risparmiare sulla sicurezza e sulla regolarità non paga: al contrario, espone a conseguenze devastanti, sia dal punto di vista finanziario che umano. L’assenza di un sistema di prevenzione adeguato può causare incidenti gravi, decessi, malattie professionali. E con essi, l’apertura di procedimenti giudiziari che possono durare anni e azzerare ogni margine di crescita.


La sicurezza non è un optional: è un investimento


L’operazione del Nucleo Ispettorato del Lavoro assume quindi un valore simbolico e pratico. Non si tratta solo di reprimere, ma di prevenire tragedie e promuovere una cultura del lavoro dignitosa e moderna. Troppe volte, in Sardegna come altrove, la sicurezza viene vista come un costo. Eppure, è l’unico modo per garantire continuità, produttività e qualità del lavoro.

Un’azienda che investe in sicurezza è un’azienda che guarda al futuro. Che si protegge dai rischi, che attrae collaboratori seri, che costruisce fiducia con la clientela. Non basta affidarsi a buone intenzioni: serve una rivoluzione culturale che parta dai piccoli imprenditori, proprio coloro che oggi rischiano di più.


Cosa accadrà ora: il futuro delle ispezioni


Le autorità hanno annunciato che i controlli proseguiranno nei prossimi mesi, con particolare attenzione alle aree più a rischio e ai settori già segnalati. Il messaggio lanciato è inequivocabile: nessuno sarà escluso, e la tolleranza verso il lavoro nero e le violazioni della sicurezza è ormai pari a zero.

Si parla anche di incentivi per la regolarizzazione, sportelli informativi, campagne di formazione per i datori di lavoro. Ma tutto questo ha senso solo se gli imprenditori scelgono di aderire convintamente alla legalità. La paura delle multe non basta: serve consapevolezza e visione.


Riflessione finale: meglio prevenire che ricostruire


Oggi, più che mai, le aziende sarde devono fermarsi e riflettere: le sanzioni sono spesso più costose della messa in regola. E il danno reputazionale, quando un’azienda viene colta in fallo, è incalcolabile. Basta una foto, un titolo, una testimonianza, per mettere fine alla fiducia costruita in anni di lavoro.

La scelta è semplice, anche se non sempre facile: investire ora nella sicurezza, nella formazione e nella regolarizzazione, oppure continuare a rischiare ogni giorno il proprio futuro imprenditoriale.

In una terra come la Sardegna, dove il lavoro è una conquista quotidiana, non possiamo permetterci di giocare con la vita delle persone né con la credibilità del nostro sistema produttivo.


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